Questa parte della storia inizia in un piccolo ristorante. Era il 1921 e Gabrielle Bonheur Chanel (che chiameremo con il suo nomignolo Coco da qui in poi) aveva raggiunto i suoi 38 con visione e passione. Coco non si è mai definita una sarta, diceva di se stessa che non sapeva cucire affatto ma voleva comunque creare moda.
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(Sofia Gnoli, Un secolo di moda italiana, 1900-2000, 2005, p.35) |
Moda è la parola chiave. Una parola densa di significato perché indica un viaggio, un percorso denso di ostacoli, di vincite e di perdite. Un percorso che passa attraverso turbolenze sentimentali, decisioni affrettate e una Grande Guerra che Monicelli riuscì a fotografare benissimo nel film omonimo del ‘59, insieme a tutti i libri di scuola che conosciamo e che Coco ebbe l’occasione di vivere in prima persona. Le donne diventavano pian piano la forza lavoro in un paese depauperato dagli uomini, acquisivano uno status del tutto nuovo, erano attiviste, iniziavano ad emanciparsi, perchè no anche nel vestire.
Grazie a Coco spariscono le stecche di balena e arrivano i pantaloni. Mai vista una cosa così.
Ma torniamo quel 1921 e a quel ristorante. La Guerra è passata e una sferzata di vita aleggia nell'aria primaverile. Coco decide di invitare a pranzo Ernest Beaux, il famoso profumiere, al quale ha commissionato la creazione di una fragranza. Madamoiselle appoggia sul tavolo la boccetta del campione N°5, spruzza un po’ del contenuto in aria e aspetta, curiosa. Ad un certo punto l’inaspettato: un gruppetto di signore, incuriosite da quel profumo così diverso, così inusuale, si avvicina incuriosito. Un Mix complesso di gelsomino di Grasse, rose di maggio e decine e decine di altri sentori esaltati da quella che era la novità più ardita del momento: gli aldeidi. Fino ad allora le donne profumavano di rose, di viole, sentori naturalissimi ed etichettati come “adeguati” ad un pubblico femminile. Coco, che di etichette ne sapeva tanto, da brava rivoluzionaria voleva “un profumo per donna che sappia di donna” e ci azzecca: gli aldeidi, molecole sintetiche che quasi nessuno prima di quel momento aveva impiegato in profumeria, diventano il profumo di donna che sa di donna, per le donne.
Da lì a qualche settimana la boutique di Rue Cambon 31 diventò il centro dell’universo femminile dell’epoca. File interminabili di signore bussavano alla porta di Coco per acquistare qualche preziosa boccetta che veniva letteralmente prodotta con il contagocce. 100 esemplari al mese e ci vediamo al prossimo giro.
Da quel giorno è trascorso un secolo ma la stessa fragranza, Chianel N°5, continua ad essere uno dei profumi più famosi e acquistati del mondo.
Perchè volevamo raccontarvi questa storia? Perchè Coco veniva da una famiglia povera, poverissima. Non sapeva cucire e ce la immaginiamo anche poco adatta alla vita domestica, ma questo non l’ha fermata. Nemmeno la Guerra l’ha fermata, a dire il vero nemmeno 2 Guerre l’hanno fermata. Nessun amante, amore, uomo, l’ha fermata. Aveva una visione, voleva portarla avanti e perdinci se c’è riuscita! Certo non avrà preso decisioni sempre corrette, non sarà sempre stata solo la sua intuizione a guidarla e diciamocelo non ha affrontato il periodo più florido per le donne e più in generale per l’umanità, ma speriamo che la sua determinazione sia di ispirazione per tutti: sognare è gratis, lavorare per raggiungere quei sogni è faticoso, difficile e impervio ma quando si realizza... Chi ti ferma più?
Ed è questo che noi ci auguriamo, che nessuno possa fermarti!