Questo sito non supporta completamente il tuo browser. Ti consigliamo di utilizzare Edge, Chrome, Safari o Firefox.

🎅🏻 È tempo di Natale 🎅🏻 -25% su tutti i gioielli!

🍝 Spedizione Gratis in tutta Italia 🍕

Se spendi più di 59€ ricevi un barcciale in omaggio 🎁

Collana rosario: dalla tradizione un must

Collana rosario: dalla tradizione un must

Origini della Collana Rosario

In origine il Rosario non era come lo conosciamo adesso. All’inizio “dire il Rosario” significava recitare 150 Salmi di Davide a memoria. Data la comprensibile difficoltà nell’imparare a mente tutto il Rosario (alcune volte i monaci erano privi di istruzione e alcune volte non sapevano nemmeno leggere) nell’850 d.c. circa un monaco irlandese suggerì di recitare al posto dei Salmi 150 Padre Nostro. A questo punto la preghiera iniziò ad essere utilizzata anche al di fuori dei centri religiosi e, per contare le preghiere, i fedeli utilizzavano vari metodi: 150 sassolini, cordicelle con 150 nodi fino a quelle con 50 nodi. 

Nel XIII secolo i monaci cistercensi crearono una nuova forma di preghiera che chiamarono propriamente “rosario” perchè ricordava la corona di rose mistiche donata alla Madonna. La rosa è, nel linguaggio della Chiesa e dei fiori, il fiore “mariano” per eccellenza, simbolo della stessa dell’ “Ave Maria”.

Con il passare dei secoli il Rosario assunse diverse connotazioni e vi furono associate diverse formule fino a quella che conosciamo oggi: una preghiera in nome della Vergine Maria che consiste nella recita di 150 Ave Maria, intervallate da Pater Noster che le dividono in 15 decine. A questo è affiancato anche una sorta di meditazione rispetto ai principali misteri della Redenzione. 

Ma non esiste soltanto il rosario mariano che conosciamo. La religione Musulmana ha il Tasbeeh o Tespih (chiamato anche Misbaha, Sebha o Subha), comporto da 99+1 grani o 33+1 grani ed è collegato alla forma di preghiera Dhikr: il ricordo incessante di Dio, la ripetizione del Suo Nome per dimenticare tutto ciò che non è Dio. Anche la religione Indù ha un rosario il Japamala (parola che deriva da japa = ripetizione e mala = ghirlanda) che è composto da 108 grani. Ja sta per “janmaviccheda”, la cessazione del ciclo nascita e morte; e pa sta per “Pa kara papanasana”, purificazione e redenzione di tutti i peccati. Solitamente un Japamala è costituito da semi di piante: il loto, il bohi oppure da legno di sandalo, alcuni, di fattura pregiata, sono fatti anche di giada o ambra. 

 

Come è diventato un gioiello?

Caricato di significato religioso ha raggiunto i giorni moderni cambiando materiale, forma e funzione. I più antichi e i più comuni erano fatti in legno, appartenevano ai monaci, alle persone comuni ed erano un segno della loro devozione alla religione cattolica. Con il tempo, le fasce più alto-spendenti della società, hanno utilizzato materiali sempre più pregiati. Rosari in madreperla, in giada, in oro si sono affacciati al mondo come segno di devozione mariana e erano spesso a corredo dei gioielli delle nobildonne. Le donne avevano il ruolo di anime pie, devote, in diretta discendenza con la Vergine Maria, e come essa spesso venivano rappresentate.

Nel tempo, nell’evoluzione del costume e della società, il rosario ha mantenuto comunque la sua valenza religiosa ma si è anche trasformato in un vero e proprio gioiello con la riduzione della sua lunghezza. In argento, in oro, persino in plastica ha calcato i palchi della gioielleria diventando anche un accessorio di stile. 

Fu Madonna nel 1984 che segnò un momento di scissione dall’idea di rosario come simbolo di devozione da quello di puro elemento estetico. Infatti in quell’anno Madonna calcò il palco degli MTV Music Video Awards esibendosi nella sua Like A Virgin indossando un abito da sposa di tulle, ricoperto da gioielli bold quali rosari e collane catene con croci. 

Questa scelta di stile destò talmente tanto stupore da arrivare fino alle alte stanze della Chiesa Cattolica, ma la “denuncia” a suo carico arrivò soltanto più tardi quando Madonna esplose di nuovo con la sua “Papa Do Not Preach”. 

Negli anni successivi croci e rosari diventarono di moda, un accessorio che spopolò nelle passerelle fino a diventare di uso comune, depauperato del significato religioso. Anzi, diventò quasi un moto di ribellione verso una società cattolicizzata che impartiva comandamenti visti come antiquati e stretti rispetto ai tempi moderni. Una valenza quindi, del tutto estetica, non necessariamente mistica. Il cerchio si chiuse con il red carpet del Met del 2018, Met Gala Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination che segnò un momento decisamente iconico nella moda. 

Ad oggi più e più aziende di oreficeria hanno reinventato i rosari, con nuovi materiali, colori, forme e dimensioni. Anche noi di Giuzi abbiamo fatto la nostra parte, mantenendo l’elemento che più ci piace dei rosari, ovvero le perline colorate.

Guarda la collezione rosari