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Gioielli nell'arte: La perla

Gioielli nell'arte: La perla

Ci sarebbe da scriverne per anni. I gioielli hanno sempre fatto parte del mondo dell’arte. Corone, collane, bracciali e ogni genere di preziosi hanno adornato i corpi di coloro che hanno fatto la storia. L’arte orafa ci ha concesso di godere della pregiata manifattura di molti dei gioielli e dei manufatti che hanno attraversato regni e repubbliche, alcuni arrivando fino ad oggi in carne ed ossa, o per meglio dire in oro e pietre preziose, mentre di altri ne possiamo godere in molti dipinti. 


Oggi scegliamo di raccontarvi di due quadri famosi che hanno un gioiello in comune: la perla. Però prima facciamo una panoramica. 


L’origine del termine perla

È Plinio che ci aiuta a trovare una spiegazione alla parola perla. Infatti secondo lui “perla” deriva da perna (conchiglia che produce la madreperla) oppure da perula (piccola bisaccia) o da pirula (perina). Ma il termine non ha  soltanto radici Romane. In Arabia il nome della perla è giohar oppure gioman sciazz. In Grecia, invece,  era detta margarita dal sanscrito mangala (pietra preziosa) o hārā


Nascita della perla

Ormai lo sappiamo tutti, la perla non è altro che uno strato calcareo che l’ostrica perlifera depone sopra un parassita o un granello. Insomma la storia è questa: immaginatevi un bel mare calmo, caldo, che lambisce isole paradisiache. In questo mare vive l’ostrica perlifera, pinctada o margheritifera, se ne sta lì, beata spettegolando con la vicina riguardo alla nuova medusa arrivata con la corrente, quando un parassita decide di entrare in affitto. Lei che fa? Invece di aiutarlo a montare il letto MALM made in Ikea, decide che è arrivato il momento di trasformarlo in un bell’oggetto d’arredo. Stratifica sopra il parassita uno strato di carbonato di calcio e fine delle contrattazioni per l’affitto. Storytelling a parte, la difesa che l’ostrica mette in atto contro il parassita ci regala questa gemma, che non sempre è come ce la immaginiamo. Spesso vi sono presenti difetti, una superficie schiacciata, colore giallastro o troppo bianco. Mancanza di splendore o peso. 

La perla nella storia

Anche con tutti i difetti che possiamo trovarle, la perla ha affrontato stoicamente tantissimi periodi storici, acquisendo un fascino senza eguali. 

Il popolo Ebreo conosce la perla donata da Abramo alla schiava Agar che rese gelosa Sarah. In Egitto arrivò invece dopo l’invasione degli Hykos (seminomadi) e fu subito apprezzata dai faraoni tanto da dedicarla a Iside. Ma furono i Fenici i maggiori esportatori di perle nell’antichità. In Grecia diventarono invece famose nel periodo Ellenistico grazie al bottino recuperato dalle guerre in Asia e vennero dedicate ad Afrodite, la Dea nata dalle Acque. 

Diventarono anche l’emblema dell’amore e del matrimonio, adornavano infatti l’orecchio destro degli uomini ed entrambe le orecchie delle donne.

venere del botticelli

Fonte: Galleria degli Uffizi

Arriviamo adesso all’antica Roma. Plinio il Giovane ci racconta che quando Pompeo vinse nella guerra contro Mitridate, riportò nella Capitale un sorprendente bottino di anelli, orecchini, bracciali, monili vari ornati di perle. Da quel momento Roma rimase affascinata dalla gemma che divenne anche oggetto di ridicoli impieghi: dai ritratti interamente composti di perle di Pompeo, a Nerone che ne faceva ricoprire i letti. Diventò infine anche una moneta di scambio in assenza di monete universalmente riconosciute, insieme a diamanti e smeraldi. Nemmeno con la venuta del Cristianesimo si cancellò l’uso e abuso delle perle. Vasi da chiesa, paramenti sacri, abiti e stivali erano adornati di particolari incastri di croci fatte in madreperla e catene incastonate con queste gemme. 

Non solo, divennero, durante tutto il Medioevo e Rinascimento, un simbolo di purezza, umiltà, timor divino, amore profano tenero e dolce, gioia, prudenza e castità, tanto che i più stimati artisti adornavano spesso le vesti o il corpo delle donne nobili che ritraevano con perle di vario genere e forma proprio per conferirgli una certa aurea di cristianità.


Veniamo ai nostri quadri...

Ritratto di Eleonora di Toledo col figlio Giovanni - Bronzino

1545

eleonora di toledo bronzino

Fonte: Galleria degli Uffizi


1545, estate. Eleonora di Toledo, figlia del Vicerè di Napoli Don Pedro di Toledo andata in sposa a Cosimo de’ Medici, sta passando le sue giornate nella villa di Poggio a Caiano. Ovviamente la sua venuta a Firenze è frutto di un matrimonio strategico, ma negli anni Eleonora e Cosimo si rivelano una coppia innamorata e affiatata, tanto da dare alla luce numerosi figli, tra i quali Giovanni, rappresentato insiema lei nel ritratto del Bronzino. Un ritratto commissionato dalla stessa Duchessa di Firenze, pare, destinato a rimanere nella storia come sublime esempio della ritrattistica del ‘500. Eleonora, 22enne, è di una bellezza reale e pura. Già madre di 4 bambini, viene ritratta con un vestito di seta bianca adornato con melagrane in broccato d’oro bouclè, simbolo di fertilità. I frutti sono circondati da arabeschi in velluto nero, così come il corpetto dallo scollo quadrato con la rete che avvolge le spalle decorata con perle. 

Perle, appunto. Nel corredo di gioielli di Eleonora, le perle fanno eco a tutta la simbologia Cristiana oltre a testimoniare la nobiltà e la ricchezza della famiglia alla quale Eleonora appartiene. Firenze in quel momento spicca per l’arte orafa, si pensa che la mente dietro al design dei gioielli di Eleonora sia di Benvenuto Cellini, orafo di corte che aveva già realizzato esemplari simili. Le perle a goccia, le preferite della Duchessa, incorniciano il viso candido mentre la collana, oltre ad avere un ricco pendente formato da un grande diamante con taglio a tavola, ha anch’esso una perla a goccia a riprendere la lunga collana di perle, forse dono di nozze di Cosimo stesso. A completare la maestosità dell’abbigliamento di Eleonora, una cintura in oro massiccio con pietre preziose incastonate e una grande nappa in microperle come finale. 

eleonora di toledo bronzino

eleonora di toledo bronzino

Bronzino Ritratto di Eleonora di Toledo – Particolari - Galleria degli Uffizi


Meisje met de parel - Johannes Vermeer

1665 

ragazza con l'orecchino di perla vermeer

Fonte: Museo Mauritshuis


Chi non conosce la ragazza con l’orecchino di perla (anche detta la ragazza con il turbante)? E’ una delle opere di Vermeer più conosciute al mondo, anche grazie al popolare libro e al conseguente film che l’hanno resa un’icona pop. 

Il dipinto è una tronie. Si tratta di un genere diffusissimo in Olanda e indica un dipinto che non è un vero e proprio ritratto di una persona reale. 

La Mona Lisa olandese infatti è un dipinto ipnotico di una ragazza in costume storico o esotico. Il viso della ragazza, il turbante azzurro e l’orecchino di perla sono i tre protagonisti dell’opera. 

Guardare questo quadro significa guardare un mistero celato tra le pieghe del copricapo o nel riflesso della perla.  Raffigura una fanciulla a mezzo busto, di profilo, con il volto rivolto verso lo spettatore su un fondo scuro. Questo contrasto cromatico illumina pienamente il volto della giovane rivelando la sua rara bellezza: le labbra rosse in un accenno di sorriso (come la Monnalisa), il naso dritto sottile, occhi grandi e magnetici. La luce nelle pupille viene richiamata dalla grossa perla che brilla in una quasi penombra sul suo collo.

Il vestito non sembra seguire la moda olandese del tempo. Infatti sembra piuttosto abbigliata secondo la moda turca. Un mantello ramato, un turbante azzurro che le avvolge la chioma e quella perla che rende il quadro celebre.  Infatti la fanciulla sembra avere umili origini, perciò quella perla acquisisce un fascino e un mistero senza tempo. Infatti nel periodo in cui Vermeer opera, la perla è un monile aristocratico: nessuna giovane di umili origini potrebbe mai permettersi di acquistare una gemma dalle caratteristiche così “nobili”. Le perle venivano infatti importate dall’Estremo Oriente e costituivano un bene estremamente prezioso. 


Così come nel rinascimento del Bronzino anche all’epoca di Vermeer la perla assume caratteristiche specifiche. E’ un segnale di nobiltà, aristocrazia, purezza e benessere